Siamo alla scoperta della Colonia Fondazione Antonio Devoto, un’atmosfera suggestiva tra lo stridente contrasto di questa costruzione e il bosco che lo circonda sulle pendici Ovest del Monte Zatta.
Ci troviamo sull’Appennino ligure in località Passo del Bocco che collega le province di Parma e Genova. Lasciamo l’auto in prossimità del grande rifugio ristrutturato e proseguiamo a piedi sulla provinciale 49 che porta in Val di Vara. Dopo qualche centinaio di metri giungiamo in prossimità di un laghetto che si nota a sinistra della strada carrabile. Sulla destra si può notare invece l’inizio di una strada sterrata priva di cartelli informativi.
Inizia così la nostra escursione che s’immerge nella faggeta. Dopo qualche minuto di cammino notiamo un’antica struttura che apparentemente sembra un ex albergo. Al suo interno troviamo la cucina con elettrodomestici arrugginiti e un salotto quasi intatto con il caminetto e i divani tra alcuni quaderni e libri scolastici. Proseguiamo sulla sterrata e presto arriviamo in prossimità di un grande cancello aperto. Qui gli escursionisti s’immergono in una reale atmosfera horror. Tra gli alti fusti del bosco, dopo qualche decina di metri, compare l’imponente complesso della Colonia Devoto.
LA STRUTTURA
La struttura di sei piani occupa circa 22.000 metri quadrati e conta di 365 finestre, una per ogni giorno dell’anno. Non resistiamo alla curiosità ed entriamo da una delle finestre del piano terra per visitarla all’interno. Le finestre con i vetri rotti danno l’idea dell’abbandono ma i locali non ospitano animali selvatici e si presentano in buono stato di conservazione. I diversi piani hanno la stessa planimetria che include una grande sala, i dormitori, i bagni comuni e le cucine. Si trovano numerosi materassi e reti per letti a misura di bambino. Molto oggetti sono accatastati, così come i vecchi indumenti e gli stipetti di ferro smaltato tutti uguali che probabilmente erano i comodini.
Antonio Devoto fu un benefattore del luogo, emigrato dall’Argentina dove fece fortuna. Una località poco distante dalla colonia si chiama infatti Poggio Buenos Aires e molto probabilmente deriva dalle sue origini. Fece costruire qui un edificio per ospitare i bambini bisognosi ma nel corso del dopoguerra ebbe diversi utilizzi. Il complesso venne trasformato in una casa di cura per le malattie polmonari fino agli anni 70 quando fu definitivamente abbandonato. Oggi è comunemente noto come “il collegio dello Zatta”.
IL TREKKING
La sterrata prosegue e termina nell’area attrezzata del Poggio Buenos Aires. Qui inizia sulla sinistra il sentiero dell’Alta Via dei Monti liguri contrassegnato dal segnavia A10. La salita conduce sulla vetta del Monte Zatta attraversando il versante Ovest sotto una bellissima pineta. Una deviazione sulla sinistra invita gli escursionisti a visitare il grande Faggio 40: un albero monumentale di 200 anni. Con i suoi 20 metri e mezzo di lunghezza si trova ormai disteso al suolo. Il suo nome deriva da alcune leggende una delle quali vede protagonisti 40 contadini sorpresi da un temporale estivo e salvati dal gigante faggio.
Sul bordo dei lastroni che precipitano nella Val Graveglia il sentiero raggiunge la vetta del Monte Zatta. Il percorso è di livello Escursionistico con tempo di percorrenza di circa 2 ore (solo andata) e un dislivello di 500 m.
Non ricordo di preciso questo tratto di escursione, forse avevo fatto un tratto precedente di Alta via, interessante questo servizio e le immagini che lo accompagnano…