
Dopo dieci giorni immersi nelle sconfinate terre del Farwest pensavo ormai di aver visto i migliori paesaggi che la natura possa offrire. Eppure, tutto ciò che la mia reflex era riuscita a catturare fino a quel momento, non l’ho mai potuto paragonare allo shock emozionale che il Gran Canyon National Park ha provocato in noi.
Percorriamo la scenic drive che serpeggia in una bella foresta di pini, abeti e pioppi e si sviluppa lungo il North Rim, il bordo nord del parco (aperto solo da giugno a settembre). Lasciamo l’auto presso il Grand Canyon Lodge e percorriamo un comodo sentiero asfaltato che porta al Bright Angel Point. Le strade e i sentieri che conducono ai view point si sviluppano su distese pianeggianti e nulla fa pensare alla presenza di un canyon nelle vicinanze. Tutto questo fin quando raggiungi il vero Rim.
GRAND CANYON NATIONAL PARK
È l’infinito, un silenzio smisurato, nessuno ha parole e quello che si presenta davanti tramortisce i sensi. Solo chi può assistere a questo immenso ha l’idea delle sue dimensioni. Solo per provarlo a descrivere stiamo parlando di 450 km di lunghezza per una larghezza di 30 km e una profondità che può raggiungere i 2470 metri. È una cicatrice della crosta terrestre talmente grande che si può vedere dallo spazio.
Viene chiamato dai Navajo il Kaibab ovvero “la montagna capovolta“. Si ritiene che per creare un’opera così mastodontica siano necessari cinque milioni di anni. Dapprima la terra si è sollevata creando l’altopiano, poi il Colorado River ha scavato in parte anse sempre più ampie e profonde nelle viscere della terra. Il vento poi ha levigato pareti e superfici completando la scultura. Si passa dal rosso al viola, dal marrone al bianco che si trasforma in rosa e arancione in base alla angolazione del sole, mentre il verde e il giallo dividono il fondale dalla parte superiore delle rocce. È il repertorio di un eccezionale catalogo geologico.
LA STORIA
I primi europei che si sono affacciati sul Grand Canyon sono stati 25 soldati spagnoli guidati da Garcia Lòpez de Càrdenas nel 1540. Ad eccezione dei minatori e topografi dell’esercito, l’area per secoli non ha suscitato grande interesse. Il suo interno rimaneva una terra incognita. Gli stessi Navajo la ritengono la terra senza fine che aveva in origine inghiottito le acque del grande diluvio universale. Nel 1869 il Maggiore Wesley Powell, privo di un braccio perso nella guerra civile, percorse per la prima volta il fondo del canyon in tutta la sua lunghezza insieme a nove uomini a bordo di piccole imbarcazioni.
L’evento ha dato vita a questo territorio e nel 1908 venne dichiarato da Roosevelt monumento nazionale, quindi nel 1919 parco nazionale. Con la costruzione della ferrovia, inaugurata nel 1901, sorsero i primi alberghi e le botteghe di artigianato indiano. Oggi il parco è visitato da circa 5 milioni di persone l’anno.
CONSIGLI
Per chi trascorre più giorni all’interno del parco può sicuramente provare parte delle attrazioni più famose. Tra i tanti percorsi ci sono l’Hermit Trail e il South Kaibab Trail ma il più suggestivo di tutti è il Bright Angle Trail. La discesa fino al fiume è impegnativa con difficoltà di tipo Escursionisti Esperti. La loro lunghezza e la difficoltà non consentono di raggiungere il fondale e risalire nella stessa giornata. Inoltre occorre considerare che, durante la stagione estiva, la temperatura media di 23 °C dell’altopiano corrisponde ai 48 °C sul fondo del canyon. Solo in primavera e autunno i sentieri sono percorribili.
Tra i punti panoramici accessibili a tutti invece citiamo il Tuweep (240 km a ovest), il Mather Point dove si può ammirare 1/4 del parco, il Point Imperial a 2650 m è il più elevato del parco e il Cape Royal che offre la vista più ampia del canyon.
Circa a 400 km ovest del South Rim la tribù Hualapai (che significa “gente dei pini alti”) gestisce il Grand Canyon West. Su questa area troviamo il famoso skywalk. Una passerella a ferro di cavallo dal fondale di vetro che sporge per 21 metri sul vuoto del Grand Canyon. Assolutamente sconsigliata a chi soffre di vertigini è accessibile a pagamento e raggiungibile percorrendo la Diamond Bar Road per 35 km di cui 22 sono sterrati.
Che meraviglia questo pianeta!
Bellissimo articolo
che viaggio incredibile!! Non penso che riuscirò mai a vedere quei posti, ma già leggerne e vederne le immagini, mi fa sentire lì. Bellissimo post!
Foto e testi molti belli. Complimenti.
Grazie mille del commento e per essere passato!