I versanti dell’entroterra ligure di levante sono da sempre influenzati dalle correnti marine che dalla costa risalgono la catena appenninica. La maggior parte delle precipitazioni invernali sono caratterizzate da piogge che spesso mettono a repentaglio il territorio. Non per questo, quando le rigide temperature avvolgono i versanti della Val d’Aveto, le nevicate storiche si trasformano in racconti fiabeschi tramandati dai nonni ai nipoti.
Una storia imbiancata
Alcuni documenti notarili del 1694, volti a regolare l’ordinaria amministrazione nei piccoli borghi delle valli, testimoniano le nevicate storiche fino agli inizi del Novecento. I passi che fanno da confine con la Val Trebbia erano una sorta di dogana tra il genovesato e il piacentino e nei periodi invernali i mulattieri erano soliti scendere a valle con i muli per poi risalire più volte al giorno. Molto spesso trovavano scuse per scendere a valle consapevoli che la ragione principale era quella di mantenere compatta la neve grazie al costante passaggio degli animali. Questo garantiva la praticabilità delle strade agevolando il passaggio dei viandanti che portavano ricchezza ai piccoli borghi di confine.
In località Priosa molto spesso il vento ammucchiava “sgunfiè de nèie”, ossia “cumuli di neve” sotto le case. Gli abitanti si limitavano a realizzare “a calà”, ovvero “la calata”, uno stretto sentiero tra muri di neve per consentire un minimo passaggio. Potevano così abbeverare le mucche alla fontana e recarsi presso “il bàrcu”, un fienile a tetto mobile molto usato in Val d’Aveto dove veniva conservata la scorta di fieno da dare in pasto alle mucche.
La nevicata del 1985
Chi ha vissuto il gennaio del 1985 ricorderà la famosa nevicata che ha paralizzato tutto il Nord Italia. I versanti liguri ricordano questo storico evento che ha portato la località di Rezzoaglio a toccare la temperatura record di -20 gradi. Erano le 15:00 del 13 gennaio 1985 quando iniziarono i primi fiocchi dopo un calo brusco delle temperature. La prima perturbazione per tutta la notte coprì sia la costa sia l’appennino con 30 cm di neve. Il fenomeno portò a stabilizzare il termometro sotto lo 0 termico sul livello del mare e le nevicate incessanti interessarono tutte le valli dell’entroterra per tre giorni consecutivi.
Le conseguenze portarono una inevitabile paralisi, le strade ghiacciate impraticabili isolarono i borghi dell’entroterra anche perché i mezzi ed i volontari non erano sufficienti per garantire la pulizia delle strade.
Alcuni avventurosi riuscirono a raggiungere la costa con gli sci solcando le strade ghiacciate per oltre 40 km da Santo Stefano al mare. Altri meno fortunati trovarono i panni stesi spezzati dal ghiaccio e le auto sommerse. Molti automobilisti sono stati soccorsi sui passi dove rimasero bloccati privi di catene a bordo.
Le nevicate del nuovo secolo
Le immagini che accompagnano l’articolo sono più recenti e risalgono al 2018 e al 2020. Il riscaldamento globale negli ultimi anni non ha favorito la lunga permanenza della neve sui versati del parco. Tra le nevicate storiche, se così possiamo chiamarle, citiamo la grande perturbazione del febbraio 2012 che ha reso inagibili il passo del Tomarlo e Pescino. Nel febbraio del 2018 uno straordinario fenomeno ha reso incantata la Foresta del Monte Penna. Uno spettacolo unico per gli amanti dello sci di fondo, delle ciaspolate e non solo.
La bellissima e abbondante nevicata del 9 dicembre 2020 è di particolare rilievo per il periodo storico. Dopo oltre dieci anni torna la neve in Val d’Aveto nel periodo di Natale, un paesaggio da fiaba che poche persone sono riuscite ad ammirare. La crisi sanitaria da Covid-19 ha portato la chiusura degli impianti di risalita, delle strutture ricettive e, agli amanti degli sport invernali, l’impossibilità di raggiungere queste località. La situazione ha reso questo straordinario fenomeno una beffa incredibile per l’economia e le sorti del Parco.
Racconta nei commenti la storica nevicata che hai vissuto in questi luoghi e la tua esperienza!
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