Le vie dell’ardesia: da Lavagna al Monte Capenardo per Santa Giulia

Trekking da Lavagna al Monte Capenardo passando per Santa Giulia di Centaura. Scorci di Liguria sulle vie dell'ardesia nel Golfo del Tigullio.

In ogni aula scolastica del mondo troviamo la storia di una lavagna. Il gesso si oppone al colore della pietra e, nel rumore stridente di quel graffio, si nasconde la fatica di uomini e donne che hanno solcato per secoli le vie dell’ardesia. Ancora oggi si può passeggiare sulle cosiddette ciappe citate anche nella Divina Commedia da Dante, nei canti dell’inferno. Sono disposte al centro delle pendenti creuse e tracciano il reticolato di sentieri che dalle cave portano al mare. Nel cuore del Golfo del Tigullio, la città di Lavagna rappresenta la storia di questa preziosa risorsa. In ogni angolo si può notare come veniva utilizzata la pietra nera, dagli ornamenti secolari, agli oggetti di utilizzo quotidiano.

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Il trekking

Il percorso è di tipo Escursionistico e prevede un tempo di percorrenza di circa 2.30 h (solo andata). Dalla stazione di Lavagna percorriamo Corso Giuseppe Mazzini, il viale alberato che porta ai piedi della collina. Giunti al secondo incrocio un cartello turistico indica le vie dell’ardesia, quindi voltiamo a destra su Via Tedisio. Dopo 50 metri un cartello giallo sulla sinistra indica l’inizio del percorso in salita contrassegnato da un pallino rosso. Il primo tratto è piuttosto ripido e si costeggiano numerose case di villeggiatura, il terreno è agevole e dopo pochi minuti il percorso inizia ad essere tracciato dalle chiappe di ardesia.

La prima parte si sviluppa su Via Monte poi occorre seguire a sinistra il bivio su Via San Benedetto seguendo le indicazioni per Santa Giulia. In prossimità di una svolta a gomito si giunge sulla prima sella panoramica dove incontriamo altre case e una minuscola chiesetta diroccata. Si prosegue in piano quindi, prima di giungere sulla strada asfaltata, notiamo l’inizio di una scalinata sulla destra. Tra muretti a secco, villette e icone mariane si arriva in poco meno di un’ora a Santa Giulia di Centaura.

Dal piazzale della parrocchia si procede sul retro della chiesa. Si sale e, attraverso una pineta si arriva nella frazione di Crocetta dove la panoramica sul golfo è ancora più ampia. Il percorso prosegue lungo una dorsale che si snoda tra vigneti, boschi e pascoli. Si attraversano le località Case Bortana e Case Stugie dove si possono scorgere ruderi e storie abbandonate come questa dedica incisa nell’ardesia:

“…a te Mari, che come lei porti il suo nome, a te che sei arrivata nel momento più buio della mia vita, grazie… Quante volte salendo fin qui con sudore e fatica ti ho cercata, ho chiesto a lei di te, da molti lustri ti cercavo.. e non poteva che essere nel mese a Lei dedicato che facesse si che noi potessimo incontrarci, è stato tutto come avevo sognato.. Grazie Maria, grazie a te, Mari, di esistere. E tu che passi di qui e mi leggerai, non mollare, perchè ciò che cerchi è li, abbi fede…”

Arriviamo così sulla cima del Monte Capenardo, antica sede delle cave di ardesia. Qui la primavera offre una varietà di fioriture rare: dalle rose selvatiche all’anemone stellato, dai caprifogli al giglio rosso che è stato recentemente sottoposto a protezione totale. La cima erbosa del monte è il crocevia di una rete escursionistica più ampia. La strada del ritorno si può percorrere tornando sui propri passi oppure seguendo il sentiero verso ovest che scende sullo spartiacque tra Cavi di Lavagna e Sestri Levante. Qui si possono vedere le Rocche di Sant’Anna e attraverso mezzi pubblici tornare alla stazione di Lavagna. Verso Est invece ci sono le vie di collegamento con il Monte San Giacomo e Cogorno dove sorge la bellissima Basilica dei Fieschi.

Santa Giulia

E’ una frazione del comune di Lavagna ed è l’unico paese che incontriamo sul nostro cammino. Viene comunemente chiamata Frazione Centaura perché il nome deriva dalla collina sulla quale sorge. La località anche nelle giornate estive è esposta a correnti fresche e fin dalle origini veniva identificata come “Cent’aure”. Il panorama è straordinario e spazia su tutto il Golfo del Tigullio dal promontorio di Sestri Levante al monte di Portofino.

La chiesa parrocchiale risale al 1654 ma parte del complesso viene documentato da un atto del 1031. Giulia era una fanciulla cartaginese, schiava di Genserico e venduta ad Eusebio. Questi, pur essendo pagano, fu conquistato dall’umiltà della ragazza e le permise di continuare a professare la sua fede cristiana. Un giorno però, Eusebio si recò a Nunza in Corsica e prese parte ad un sacrificio divino ospite del principe del luogo, mentre Giulia rimaneva assorta in preghiera sulla nave. Il sovrano, saputo il motivo per cui la schiava non aveva partecipato al rito, la fece rapire costringendola a rinunciare alla sua fede. Visto l’insuccesso, la condannò a morte per crocifissione. Le spoglie furono raccolte dai monaci che abitavano nell’isola di Gorgona e nel 1724 un osso fu donato alla parrocchia di Centaura dal governatore della Corsica.

Nelle giornate più limpide, dal piazzale della chiesa, si scorge quell’isola dove Giulia fu martirizzata.

La leggenda

La leggenda delle cere è legata a Santa Giulia e deriva da alcuni fatti straordinari avvalorati da documenti storici. Il primo risale al 1486 e parla del ritrovamento sulla spiaggia di pani di cera, forse provenienti dalla Corsica. Altri pani, ritrovati a Nervi, venivano reclamati da Santa Giulia e da Sant’Ambrogio di Voltri. A questo punto il doge di Genova stabilì nel 1486 che tutti i pani delle spiagge, se provenienti dalla Corsica, dovevano essere assegnati a Santa Giulia, mentre, se originari della Barberia, agli abitanti di Voltri. Si diceva che l’uso di ceri, preparati con questi pani, avessero proprietà che potevano procurare guarigioni, grazie a scampati pericoli in mare. L’ultimo ritrovamento di cere avvenne nel 1848. Queste venivano benedette in chiesa e poi distribuite fra i parrocchiani.

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