Siamo del cuore del Parco Naturale dell’Aveto alla scoperta di un territorio glaciale. Oggi le vette dell’appennino sono influenzate dalle correnti marine che dalla costa ligure risalgono le vallate dell’entroterra. Queste garantiscono un clima fresco in estate e inverni non troppo rigidi. Infatti la neve su questi pendii è diventata piuttosto effimera, anche se il comprensorio è dotato d’impianti di risalita, piste da sci e di fondo aperti tutto l’anno. Possiamo così percorrere un’escursione più ampia in quota solcando i confini delle province di Piacenza, Genova e Parma.
Giunti a Santo Stefano d’Aveto, il borgo più turistico del parco, saliamo fino a Rocca d’Aveto dove l’asciamo l’auto. Prendiamo la seggiovia che ci porta su una vasta conca erbosa dalla forma allungata e voltando a sinistra la percorriamo in discesa raggiungendo in breve il Prato della Cipolla. È situato sul versante Ovest del Monte Bue e sormontato da uno spettacolare spuntone aguzzo chiamato Dente della Cipolla sul quale s’inerpica una precaria via ferrata adatta ai soli alpinisti esperti. Il pianoro è legato al fenomeno corrosivo di un antico ghiacciaio che per secoli ha solcato questi pendii. Al centro si può notare infatti una zona acquitrinosa che rappresenta evidentemente una torbiera. Diversi secoli fa era presente un lago di origine glaciale che con il tempo si è ritirato e oggi non è più visibile.
Il Trekking
La passeggiata è di tipo Escursionistico con tempi di percorrenza di circa 2 ore e mezza. Costeggiando il Prato della Cipolla a monte si arriva all’omonimo rifugio. Prima dell’area ristoro il nostro percorso inizia a destra sull’evidente pendio che risale la pista sciistica. Si passa un bel punto panoramico che offre una prospettiva diversa sul Dente della Cipolla. Quindi s’incontra sulla sinistra il segnavia 007 che proviene dal Bivacco Sacchi. Proseguiamo a destra sullo spartiacque Aveto-Nure, ignoriamo la deviazione che porta al Lago Nero, quindi in salita arriviamo sulla vetta del Monte Bue. A sinistra si notano i ruderi della stazione di arrivo della vecchia cabinovia che saliva da Rocca d’Aveto, mentre a destra è evidente il nuovo rifugio ristrutturato e il secondo tronco della seggiovia che sale dal Prato della Cipolla. Nelle giornate limpide il paesaggio è grandioso, si estende a sud su tutta la Val d’Aveto e a Nord sul Prato Grande e la Val Nure.
Dalla vetta si scende lungo la pista da sci in direzione sud (segnavia 190) fino alla sella fra il Bue e il Maggiorasca. Voltiamo a sinistra sull’ampia pista, utilizzata dai fuoristrada per raggiungere i ripetitori. Si attraversa una bellissima faggeta dipinta d’aracione in autunno e cristallizzata come d’incanto durante le nevicate invernali.
Si arriva così sui prati terminali fino all’ampia cima del Monte Maggiorasca. Con i suoi 1804 metri è il monte più alto di tutto l’Appennino e nelle vecchie guide veniva chiamato Monte Misurasca. Nella parte più alta si trovano i ripetitori mentre comunemente gli escursionisti arrivano a 1796 metri sulla punta sud-ovest dove sorge dal 1947 la statua della Madonna di Guadalupe che domina la conca di Santo Stefano d’Aveto. Il paesaggio si estende oltre la panoramica vetta della Rocca del Prete che precipita nella valle. Il nome della rocca deriva da un’antica leggenda, secondo la quale, in tempi lontani, un prete avrebbe perso la vita cadendo dalle rocce.
Sulla via del ritorno
Dalla vetta ci sono diverse opzioni di scelta. Si può tornare sui propri passi al Prato della Cipolla quindi raggiungere Rocca d’Aveto con la seggiovia o allungando di circa un’ora l’escursione seguendo il segnavia “cerchio giallo vuoto” che inizia superando il Rifugio della Cipolla. Altrimenti dal Monte Maggiorasca si può proseguire fra i prati sul segnavia “X gialla” allungando il percorso di circa 1.30-2 ore. Quindi in discesa si volta a destra sul percorso 196, poi a sinistra sul sentiero 194. Trascurando la diramazione per la Rocca del Prete si prosegue in piano fino ad un bivio dove si abbandona il sentiero 194a per scendere a destra sul Passo della Lepre. Qui s’incontra il segnavia 192 che attraverso la pista di fondo dopo un lungo percorso pianeggiante si raggiunge Rocca d’Aveto.
conosco questi posti, io ho fatto l’escursione lunga a piedi da Rocca D’Aveto, ho toccato anche il Lago Nero, ci sono dei bellissimi anelli escursionistici che hanno fatto da qualche anno, molto belli, in quella zona ho percorso l’anello 14 e l’anello 15, più varie alternative per vedere zone limitrofe… 😉